22 novembre 2010 – CDT
Lunedì scorso, entrando in una classe, constato che una ragazza ha in testa una cuffia di lana. In una frazione di secondo mi passano per la testa due o tre pensieri a proposito della recente decisione del Gran Consiglio riguardo al velo islamico; poi chiedo alla ragazza come mai porta la cuffia. Risponde: «Sore, ho l’otite». Poteva andare peggio! Se mi avesse detto: «Ho letto che il Gran Consiglio non vuole proibire il velo islamico in classe, quindi ho pensato che anch’io posso tenermi la cuffia», avrei dovuto iniziare un lungo discorso. Sì, perché nel nostro istituto, fra le norme di comportamento che facciamo controfirmare ad allievi e famiglie all’inizio dell’anno scolastico, c’è anche quella secondo cui all’interno del palazzo occorre togliersi i copricapo; vale per tutti e, quando è stata pensata, anni fa, non sussisteva certo alcun problema di chador o burqa. Si trattava semplicemente di una norma (non certo l’unica) prevista nel complesso di quelle che servono ad insegnare l’educazione (operazione, vi assicuro, tutt’altro che scontata). Con questo scritto voglio ringraziare il Gran Consiglio di averci facilitato il compito, dato che già non abbiamo sufficienti problemi a cercare di educare (sì, cerchiamo di fare anche questo), a motivare, ad ascoltare, a correggere (i comportamenti, non i compiti e le verifiche), a sopportare. Al prossimo collegio docenti sarò costretto a chiedere di modificare le regole e permettere i copricapo, altrimenti quei due o trecento allievi che ogni giorno si tolgono rispettosamente (nel senso del rispetto delle regole) il cappello entrando a scuola potrebbero sentirsi discriminati. Ma forse non è importante. Eh sì, perché nel nostro Paese le cose funzionano ormai così: è la maggioranza che si deve adattare alla minoranza, altrimenti quest’ultima potrebbe sentirsi discriminata. Anzi, pensandoci bene chiederò che gli allievi motociclisti possano tenersi anche il casco, purché non integrale; integrale no, dato che potrebbe impedire la comunicazione fra docente ed allievo. Infatti, fra le motivazioni addotte per cui non è il caso di vietare il velo islamico c’è anche quella secondo la quale non è il caso di proibirlo dato che non impedisce la comunicazione fra docente ed allievo. A proposito: se ci fosse qualche sprovveduto collega che ha ancora un crocifisso appeso in aula si ricordi che deve toglierlo: così è stato sentenziato a suo tempo. Non ricordo bene la motivazione: vuoi dire che era perché questo simbolo cristiano impedisce la comunicazione fra docente ed allievo?
Edo Pellegrini, Presidente UDF Ticino