20 marzo 2015 CDT – Intervista

Per il presidente dell’UDF è necessario alzare l’asticella per l’accesso al liceo
Edo Pellegrini, quali sono le tre priorità della nuova legislatura?

Bruno Costantini

«Il risanamento delle finanze, il lavoro ai ticinesi e il recupero di maggiore responsabilità individuale».

Ciò che guida l’azione politica dell’Unione democratica federale (UDF) è la Bibbia. Ma c’è già il PPD ad avere l’ispirazione cristiana. Perché voi non siete nel PPD?

«Perché sul piano federale il PPD svizzero si è spostato troppo a sinistra su alcuni temi etici per noi fondamentali. Pensiamo ad esempio che oggi una parte di quel partito è favorevole ai matrimoni omosessuali. Per noi è inaccettabile. Il PPD ticinese è sicuramente meglio».

La politica è per forza anche compromesso. Chi ha delle forti convinzioni etiche e religiose, come voi, come fa a buttarsi in politica?

«Sin dalla nascita dell’UDF, avvenuta nel 1975 negli ambienti evangelici della Svizzera tedesca, il tema è stato oggetto di discussione. Il partito ha allora pubblicato un libretto che risponde a 54 obiezioni di chi ritiene che per un cristiano la politica rappresenti una cosa sporca. Il rischio di dover scendere a compromessi esiste, ma non sui principi fondamentali. Del resto molti personaggi della Bibbia facevano politica».

L’UDF ha sostenuto l’iniziativa del 9 febbraio contro l’immigrazione di massa. Come può un buon cristiano dire che la barca è piena?

«Su questo tema al nostro interno ci sono state obiezioni come quella indicata nella domanda. Ma si è anche valutato il fatto che oggi, obiettivamente, si rischia di non riuscire più ad aiutare nessuno se non si pongono dei limiti».

Coi frontalieri che facciamo?

«Di una buona parte dei frontalieri la nostra economia ha bisogno. È invece da bloccare la sostituzione della manodopera provocata da quei datori di lavoro che sconsideratamente badano solo al loro guadagno immediato».

Alcuni suoi compagni di lista hanno una visione piuttosto liberista. L’UDF la sposa?

«È ovvio che, quando si fa un’alleanza, non si può essere d’accordo su tutto al 100%. Su alcuni punti possono esservi delle differenze. Anche noi siamo per il libero mercato, ma ci sono valori che non possono essere sacrificati per il profitto».

Un paio di proposte concrete per frenare la spesa pubblica?

«Intanto il blocco parziale delle assunzioni, perché il nostro apparato statale è superiore a quello di altri Cantoni. In secondo luogo, bisognerebbe concentrarsi non solo sulle grandi voci di spesa, ma anche su tanti piccoli costi che assieme fanno cifre importanti. Un esempio: nel rapporto presentato da Bertoli sulla “scuola che verrà” si propone di assegnare un budget fisso ad ogni istituto scolastico. È una buona idea, perché oggi, un po’ in tutti i settori dello Stato, si cerca di spendere tutte le risorse messe a preventivo, per paura che spendendo meno l’anno successivo il budget venga abbassato. È una delle poche cose che condivido del rapporto di Bertoli».

Da uomo di scuola come vede i giovani che escono dalle Medie?

«Li vedo disorientati. Chi ha la fortuna di avere una famiglia che può permetterselo e ha le capacità, rimanda la decisione e prosegue gli studi nel medio superiore. Per gli altri la faccenda è più difficile. Alla scuola sono stati dati troppi compiti e non si preparano più a sufficienza i ragazzi alla vita reale. A mio avviso c’è qui un’esigenza centrale: potenziare l’orientamento professionale».

Oggi c’è una selva di percorsi formativi a tutti i livelli, ma combaciano con le esigenze del lavoro?

«Il problema è che in Ticino la formazione professionale non ha la dignità che meriterebbe, anche perché manca un’adeguata informazione alle famiglie. Optare per il settore professionale non significa una scelta di serie B, sia perché oggi vi sono percorsi che permettono di iniziare con l’apprendistato e finire con un master, sia perché l’economia richiede sempre più queste competenze ben remunerate. Perché assumere manodopera estera quando potremmo disporre di quella indigena?».

Tuttavia non si può imporre la scelta della formazione.

«Certo, ma andrebbe alzata l’asticella per l’accesso al liceo, contrariamente a quanto pensa Bertoli. Ricordiamoci che meno della metà di coloro che iniziano il liceo termina l’università, con una spesa enorme: il settore medio superiore è infatti quello che costa di più allo Stato».


Età

61 anni

Segno zodiacale

Non m’interessa l’astrologia

Professione

Docente in pensione

Gli amici mi chiamano

Edo o Pele

Da piccolo volevo diventare

Ingegnere

Il libro sul comodino

La Bibbia

Il luogo più bello del Ticino

Il panorama dal Monte Generoso

Il viaggio da fare

Canada e Israele

lugano o ambrì

Ambrì

Il difetto dei ticinesi

Il campanilismo

Il suo motto

Costruire il Ticino con i ticinesi

Perché votarla

Perché voglio far rispettare la volontà dei ticinesi

Edo Pellegrini, Presidente UDF Ticino (la destra)