27 febbraio 2015 – CDT

A proposito dell’iniziativa che chiede l’obbligatorietà dell’insegnamento della civica ed in riferimento agli scritti apparsi su diversi media da parte dei promotori dell’iniziativa il docente e presidente dell’Associazione degli insegnanti di storia Maurizio Binaghi scrive sul CdT del 24 febbraio: «Chi scrive queste cose conosce poco il mondo della scuola e il dibattito che si è sviluppato al suo interno su questo soggetto». Ohibò, allora è meglio che dica la sua anche il sottoscritto (che è uno dei tre insegnanti membri del comitato d’iniziativa). Cominciamo dal poco tenero rapporto della SUPSI sull’insegnamento della civica nella scuola ticinese redatto da tre docenti (docenti!) e ricercatori della SUPSI, la cui prefazione è scritta da Franco Celio, già docente (anche lui) di storia, che afferma fra l’altro: «La seconda reazione è invece di netta delusione per i risultati, invero alquanto mediocri che, a dieci anni dalla loro introduzione ufficiale, l’insegnamento della civica e l’educazione alla cittadinanza fanno registrare, e che la presente pubblicazione mette in luce con impietosa quanto necessaria chiarezza».

Celio fu, tra l’altro, una dozzina di anni fa, relatore in Gran Consiglio riguardo all’iniziativa dei giovani PLRT che fu ritirata in favore di una legge che, purtroppo, non portò ad un miglioramento dell’insegnamento della civica. Fin qui per chiarire che i promotori dell’iniziativa non sono «boia malpratic» e che si sono appoggiati su pareri di persone preparate, tutte insegnanti.

Continua poi Maurizio Binaghi: «La formula proposta è vista come la panacea. In realtà, oltre a penalizzare la storia in quanto disciplina autonoma e libera, rischia semplicemente di fare più danni, introducendo nella griglia oraria una materia spezzettata e indebolita. Chi ha firmato l’iniziativa merita che la sua volontà – un migliore insegnamento della civica e dell’educazione alla cittadinanza nelle scuole – sia esaudita nel migliore dei modi e non con una soluzione rabberciata che complica il percorso scolastico dei nostri figli e può avere l’effetto perverso di allontanare ancora più i giovani dalla politica». Condivido pienamente la seconda frase. Ma qual è questa «soluzione rabberciata» di cui parla Binaghi? Prima di tutto occorre chiarire che l’iniziativa era generica e che, quindi, tocca al DECS e non agli iniziativisti fare proposte per applicarla adeguatamente, rispettandone i contenuti.

In secondo luogo ricordo che l’iniziativa esige l’introduzione di una nuova materia di insegnamento denominata «educazione civica, alla cittadinanza e alla democrazia diretta» nelle scuole medie, medie superiori e professionali ma, ad oltre un anno e mezzo dalla riuscita dell’iniziativa, non mi risulta che per il medio-superiore e per il settore professionale il DECS abbia, finora, proposto qualcosa.

La proposta è arrivata solo per la scuola media, ed è forse questa la «soluzione rabberciata» di cui parla Binaghi, rabberciata poiché, per fare un pochino di posto alla civica, si tirano in ballo la storia delle religioni e le ore di religione confessionale, forse nella speranza che così, se proprio non riusciamo a lasciar fuori dalla scuola media il più possibile la civica, almeno buttiamo fuori la religione confessionale. Rabberciata anche perché non si capisce bene come si possa introdurre la nuova materia civica, dotata di un paio di ore-lezione mensili, senza dir nulla dell’altra materia «storia e civica».

Infine quando Binaghi parla di «penalizzare» la storia, immagino e spero che si riferisca coerentemente anche alla materia «storia delle religioni»: anche questa nuova materia, obbligatoria secondo la proposta del DECS, andrebbe a frammentare l’insegnamento della storia, o il problema dello spezzettamento riguarda solo la civica?

A mio parere il tutto può essere risolto in questo semplice modo: le 4 ore mensili dedicate alla religione confessionale e alla, per ora sperimentale, storia delle religioni restino dove sono (le modalità non sta a me proporle) e delle ore mensili attualmente dedicate a storia e civica, 2 diventino ore di civica (oppure, invece di 2 al mese sui quattro anni, si potrebbe impartirne 4 al mese nel secondo biennio). La richiesta dell’iniziativa sarebbe soddisfatta, alla religione non verrebbe tolto nulla e nemmeno a storia e civica verrebbe tolto nulla, anzi, verrebbe aggiunto qualcosa, poiché storia delle religioni è storia («Religione e visione del mondo», «Religione e cultura» e «Le grandi religioni tra dialogo e scontro» fanno già attualmente parte del piano di studi di storia e civica!) e la griglia oraria non verrebbe appesantita, come richiesto da Bertoli.

Concludendo: gli iniziativisti ed i cittadini che hanno firmato l’iniziativa popolare si attendono, a questo punto, proposte serie di applicazione dell’iniziativa, in tutti e tre i settori scolastici e non solo per la scuola media; proposte che non collidano con l’insegnamento religioso, proposte che tengano conto dello studio della SUPSI, proposte che potrebbero arrivare, perché no, anche dall’Associazione degli insegnanti di storia.

Edo Pellegrini, Presidente UDF Ticino