8 giugno 2010 – CDT
Dopo l’attacco della marina israeliana alla flottiglia mi sono detto: possibile che gli israeliani abbiano agito in modo così stupido da attirarsi l’ira di mezzo mondo? E allora ho provato a raccogliere alcune controinformazioni (trovate facilmente consultando i siti del «Sole 24 ore», «Libero», «La Stampa», «Il Giornale», «Corriere della Sera») e vediamo cosa ho scoperto.
Il convoglio è stato preparato ed inviato da un’organizzazione islamista turca che ha agito con la benedizione del suo governo, tale IHH (Insani Yardim Vakfi IHH – Humanitarian Relief Fund) che ha legami stretti con la Fratellanza musulmana e Hamas, e ha avuto un ruolo chiave nell’ingresso di jihadisti in Bosnia negli anni Novanta.
È illegale in Israele ed è stata indicata come strumento per il finanziamento di Hamas da vari governi occidentali. È tutt’altro che pacifista ed è attiva in altri teatri salafisti, come Cecenia e Iraq. Il convoglio è potuto partire grazie alla connivenza di Ankara che ha utilizzato il porto turco-cipriota di Famagosta – un’enclave pirata negata al legittimo Governo cipriota dall’occupazione militare turca – per inviare un convoglio senza le carte in regola in piena violazione del diritto marittimo internazionale. È anche chiaro l’intento del Governo turco: distrarre l’opinione pubblica dai gravi problemi interni che il Paese ha in questo momento.
Un’attivista «pacifista» sul convoglio, in un’intervista ad un network arabo, ha affermato: «Ci aspettiamo una di due buone cose: o il martirio o arrivare a Gaza».
Una registrazione delle comunicazioni radio della marina israeliana rivela poi quanto segue: «Nave Mavi Marmara, vi state avvicinando a un’area di ostilità che è sotto blocco navale. L’area di Gaza, la regione costiera e il porto di Gaza sono chiusi a tutto il traffico marittimo. Vi invitiamo a dirigervi immediatamente verso il porto di Ashdod, per i controlli del vostro carico, dopo di che la consegna delle forniture umanitarie avverrà attraverso i valichi ufficiali via terra, e sotto il vostro controllo». Risposta: «Negativo, negativo. La nostra destinazione è Gaza. Nessuno ci fermerà». Si è poi saputo che l’invito a recarsi nel porto di Ashdod era stato precedentemente più volte rivolto alla «flottiglia della pace», ma che vi è stato sempre opposto un netto rifiuto. Questi gli antefatti.
Reportage e filmati su internet documentano poi che i «pacifisti» erano tutt’altro che disarmati: non appena i reparti speciali della marina israeliana sono scesi dagli elicotteri, sono stati attaccati con coltelli, spranghe di ferro, mazze, bastoni. È documentata anche la presenza e l’uso di armi da fuoco e bombe molotov.
Mi sembra giusto poi ricordare un paio di altri fatti e fare qualche riflessione. Il famigerato blocco di Gaza è un blocco congiunto israelo-egiziano e non solo israeliano. Gaza confina anche con l’Egitto; se è così difficile far passare gli aiuti umanitari da Israele, perché non li fanno passare dall’Egitto? Non è strano che si dica che gliisraeliani non lascino passare gli aiuti umanitari, però Hamas riesca a far passare le armi e soprattutto i 6000 razzi che poi ha lanciato quotidianamente contro Israele? Se Hamas è così preoccupata per le condizioni della popolazione, perché, superando il blocco, non importa frutta o medicinali invece di razzi Kassam? Un’altra osservazione che si sente spesso è che Israele manda l’esercito contro i civili. Ma i civili armati sono ancora da considerare civili? Anche gli attentatori suicidi sono civili, sono donne, sono spesso poco più che bambini. È una strategia ormai ampiamente nota quella secondo cui i terroristi di Hamas e Hezbollah si mescolino ai civili usandoli come scudi umani e posizionino i loro covi e arsenali in abitazioni civili in mezzo alle località, in modo da poter accusare poi Israele di fare stragi di civili. È probabilmente ciò che è capitato anche in questo caso.
Da tutto ciò è evidente che a Hamas non interessa nulla del benessere della propria popolazione: l’unico suo scopo è la distruzione dello Stato d’Israele, come indicato dal suo stesso statuto (per capire un attimo il delirio di Hamas cito qui una parte dell’art. 28 del suo statuto dove si parla del sionismo: «Nelle sue attività di infiltrazione e spionistiche, si affida ampiamente alle organizzazioni clandestine che ha fondato, come la massoneria, il Rotary Club e i Lions Club, e altri gruppi spionistici. Tutte queste organizzazioni, siano segrete o aperte, operano nell’interesse del sionismo e sotto la sua direzione. Il loro scopo è demolire le società, distruggere i valori, violentare le coscienze, sconfiggere la virtù e porre nel nulla l’Islam. Sostengono il traffico di droga e di alcol di tutti i tipi per facilitare la loro opera di controllo e di espansione». Ecco qual è il pensiero del movimento a cui la popolazione di Gaza ha democraticamente affidato il potere.
Ultima constatazione: quando si tratta d’Israele ecco che le condanne arrivano immediate da ogni dove, compreso, purtroppo, il nostro Governo. In particolare l’ONU, che dovrebbe essere al di sopra delle parti, ha immediatamente convocato il Consiglio di sicurezza e condannato Israele. Ultimamante un drone americano ha ucciso il leader di Al Qaida Mustafa Abu al Yazid, insieme alla moglie ed ai tre figlioletti. Non mi risulta che sia stato convocato il Consiglio di sicurezza.
In Iran ogni giorno vengono impiccati inermi civili, in Cina vengono perseguitati ed uccisi gli Uiguri, in Turchia succede lo stesso con i Curdi. In varie parti del mondo vengono calpestati i diritti umani e uccisi, ogni giorno, centinaia di civili. Non solo i governi non condannano, ma il nostro Consiglio federale in particolare stringe la mano ai leader cinesi e di altri Paesi. Solo contro Israele si è così rapidi e risoluti.
Perché? Una delle spiegazioni è che Israele è il popolo di Dio (il Dio degli ebrei e dei cristiani) e le profezie bibliche (per esempio in Zaccaria 14:2) affermano in modo chiaro che un giorno tutte le nazioni si schiereranno contro Israele. Io prego che almeno la Svizzera, Paese fondato nel 1291 «in nome del Signore», possa non essere fra queste.
Edo Pellegrini, Presidente UDF Ticino